Coworking Sovico intervista Cristiano Bottone

CoworkingSovico intervista Cristiano Bottone di Transition Italia.

Ci stiamo preparando per la serata di giovedì 16 febbraio RI-ECONOMY – RICOSTRUIRE INSIEME L’ECONOMIA DEL TERRITORIO, dedicata alla possibilità di rilancio del nostro territorio – la Brianza – grazie ad alcuni principi di economia collaborativa. Coworking Sovico intervista Cristiano Bottone

L’iniziativa vedrà – tra gli altri – anche un intervento da parte del fondatore di Transition Italia, il ramo italiano dell’Associazione che si occupa  a livello mondiale – di mettere in atto un’economia più equa ed equilibrata per tutti, fuori dalla schiavitù petrolifera.

Abbiamo già accennato a Cristiano Bottone e al suo lavoro; oggi approfondiamo la conoscenza grazie a questa intervista, che ha gentilmente concesso per chi segue il nostro Cowo® di Sovico online.

Ringraziamo Cristiano per la sua gentile disponibilità, e – in attesa di incontrarlo il 16 qui in Brianza, a Sovico appunto – iniziamo a prepararci agli interessanti temi che affronteremo dopodomani. 

Coworking Sovico – Benvenuto a Sovico, innanzitutto! Cosa possiamo dire di te, per presentarti correttamente ai nostri lettori?

Cristiano Bottone – Innanzitutto, grazie dell’invito.

Ho 49 anni, mi sono occupato di pubblicità e marketing fino al 2005 e da quella data ho cominciato a rendermi conto, proprio perché lavoravo nel “retrobottega” del sistema industriale e finanziario, che ci eravamo infilati in un terribile vicolo cieco.

Per un po’ ho provato immaginare quali potessero essere le vie d’uscita, devo dire senza grande successo né speranze.
Poi, nel 2008, ho scoperto l’esperimento della Transizione che era appena partito in Inghilterra e mi sono convinto che fosse quello più interessante da sostenere e da provare sulla mia pelle, così eccomi qui per provare a raccontane almeno qualche aspetto.

Coworking Sovico – C’è qualche progetto o iniziativa che ti fa piacere ricordare qui?

Cristiano Bottone – Qui a Sovico parleremo in particolare di ReConomy, un modo per affrontare la riorganizzazione dell’economia nel tentativo di riportarla al servizio dell’uomo e in equilibrio con il sistema di cui facciamo parte: il mondo. 

Può magari sembrare idealistico ad una prima analisi superficiale, ma basta rifletterci un po’ per capire che in realtà non ci sono alternative, è un approccio totalmente pragmatico, la termodinamica non fa sconti a nessuno, non importa quali siano le nostre aspirazioni, sta succedendo e succederà quello che le leggi della fisica dettano, non quello che l’economia ha voglia di immaginare.

Abbiamo fatto varie sperimentazioni, sviluppato strumenti molto interessanti, ora sarebbe bello metterli a disposizione di tutti, e probabilmente questo è uno dei modi per farlo, ovvero cominciare a parlarne.

Coworking Sovico – Italia e resto del mondo: come siamo messi nel mostro paese, rispetto al movimento internazionale? Quali sono i paesi che guidano questa visione?

Cristiano Bottone – Nonostante sia nostra abitudine piangersi addosso, in realtà siamo in una condizione che molti ci invidiano.

L’Italia ha conservato, nonostante le nostre infinite malefatte, tanta biodiversità, varietà culturale, creatività, risorse, ecc.

Per certe cose partiamo decisamente più avvantaggiati di molti altri, poi è chiaro che abbiamo anche grandi problemi che altri non hanno, ma non ci sono scuse, se vogliamo possiamo fare tutto quello che serve.

Coworking Sovico – Ultima domanda, che riguarda un pochino anche noi: come vedi il fenomeno degli spazi professionali condivisi in modo collaborativo – anche detto Coworking?

Cristiano Bottone – Il Coworking è uno dei tanti “strumenti” che possono permetterci di modificare alcuni nostri schemi e fare cose molto interessanti, creare opportunità, risparmiare, ecc. (io lavoro di fatto in uno spazio di Coworking).

Però ci tengo a ricordare anche che gli strumenti sono strumenti, un pennello è utile se devi dipingere, molto meno se devi piantare un chiodo…

È importante non ideologizzare quel che facciamo o scegliamo, e usare quel che serve, quando serve, tenendo sempre in mente i dettagli e il quadro generale.

Insomma proviamo a non innamorarci troppo di un martello solo perché lo abbiamo in mano, il rischio è che tutto il mondo finisca poi per assomigliare a un chiodo.